Nel 1939 Nunziato Setaro, a seguito del fallimento di molti laboratori per l’avvento dei grandi gruppi industriali, decide di acquistare l’attuale pastificio per mantenere intatta l’antica tradizione del paese, abbandonando così la sua iniziale attività di trasportare farine e di materie prime utilizzate dai pastifici. Si avvale dell’esperienza di un mastro pastaio che, durante le fasi della lavorazione misura ad occhio le “dosi”, l’umidità, il vento, e di un mastro tagliatore, che abilmente modifica le misure della pasta, specializzandosi così nella produzione di pasta alimentare essiccata per lungo tempo a bassa temperatura.
Costruito di lava, solida e indistruttibile,
il Pastificio Setaro è ancora oggi simbolo del duro lavoro, dei sacrifici e della caparbietà di una famiglia che, attraverso il tempo, è riuscita a mantenere inalterato lo splendore dell’antica arte produttiva della pasta, superando le mille difficoltà dovute soprattutto al successo di mercato delle lavorazioni industriali, alle produzioni artigianali e limitate di piccoli laboratori e al dilagante utilizzo di materie prime provenienti da paesi lontani.
Nel corso dei decenni l’affermazione dell’impresa sul mercato e la notorietà del brand sono cresciute, grazie all’impegno quotidiano della famiglia che non lascia spazio a giorni di festa e a distrazioni.
Oggi i nipoti di Nunziato ancora producono la pasta nel rispetto dell’eredità storica dei pastai di Torre Annunziata e della qualità delle materie prime. Nel tempo hanno ripreso e riproposto gli antichi formati della cucina partenopea, oggi cult nelle preparazioni dei grandi chef di tutto il mondo, i paccheri, le candele, la calamarata, i maltagliati, le penne. Ruvidi e porosi. Per assorbire meglio sughi ricchi e fastosi.
Sempre nello stesso pastificio, nel centro storico un tempo officina di saperi, costruito con spesse pareti in pietra lavica per consentire un migliore processo di essiccazione e creare un prodotto dalla consistenza e dal sapore unico al mondo. “È chiaro che se spostassimo i nostri macchinari in un edificio in cemento o capannoni industriali” dichiara Vincenzo Setaro, esponente dell’ultima generazione impegnata nel rilancio del prodotto “non otterremmo lo stesso risultato”.
E sono sempre il sole e il vento protagonisti indiscussi di questa storia che ancora oggi entrano dai grandi finestroni del pastificio per mantenere intatta una tradizione che lotta per non scomparire.
Sono tanti, infatti, gli ostacoli che la famiglia Setaro ha dovuto superare per sopravvivere senza perdere la sua identità. Le stringenti normative in tema di sicurezza alimentare, che in parte contrastano con le fasi di lavorazione tipiche di un prodotto artigianale, macchinari e processi produttivi che escludono il “contributo umano” alla realizzazione del prodotto, la difficoltà di essere localizzati in un centro storico non più distretto pastaio ma oggi prevalentemente residenziale, le elevate barriere logistiche per il carico dei prodotti e lo scarico delle materie prime.