Il nome della famiglia Rotondo è legato alla storia di Napoli e alle sue tradizioni non solo culinarie: il famoso ristorante- pizzeria di proprietà della famiglia ha come co-protagonista uno dei teatri più antichi della città: il Mercadante
Marcello Rotondo è l’ ultimo di una famiglia di ristoratori che aveva fatto del Mercadante un locale frequentato non solo dai cittadini di Napoli, ma un punto di ritrovo dei numerosi artisti che di esibivano nell’ omonimo teatro.

Dopo un viaggio in Spagna il desiderio di una vita più tranquilla, la voglia di cimentarsi in una nuova avventura, il colpo di fulmine con la cittadina di Cadiz che lo ha conquistato hanno spinto Marcello Rotondo e la sua insostituibile moglie Patrizia a stabilire lì la loro nuova residenza e, in collaborazione con Fabrizio Minutolo, ad aprire una non grande pizzeria” Los Napolitanos” dove vendere la classica ed esclusiva tradizionale napoletana ” pizza a portafoglio” frutto di prodotti rigorosamente campani. Il passaggio da piccola pizzeria da asporto in localino piacevole, arricchito dai piatti della tradizione napoletana e da pizze di ogni tipo è stato veloce, così come velocemente le pareti si sono arricchite di foto di amici spagnoli famosi che, attirati dal passa parola, hanno gustato la pizza o la pasta napoletana e da Italiani che, in viaggio, si sono fermati per ritrovare, anche solo per qualche boccone il sapore di casa. Quando il socio italiano ha deciso di ritirarsi Los Napolitanos era ormai un’attività avviata e conosciuta con recensioni entusiaste sul web e una clientela internazionale.

Il desiderio di far conoscere la cucina napoletana, di avere più spazio e, soprattutto l’arrivo di un nuovo socio, il giornalista spagnolo di Canal Sur Alvaro Moreno de la Santa, che grazie ai suoi viaggi conosceva ed amava la cucina italiana ha fatto sì che “il Napoletano” come lo chiamano a Cadiz, decidesse di aprire un nuovo locale a Rota sempre col nome di Los Napolitanos. L’idea di de la Santa e di Rotondo era di dare vita ad un locale che non fosse la caricatura di un ristorante napoletano, ma che parlasse di Napoli attraverso il cibo e perché ciò avvenisse era necessario utilizzare prodotti che provenissero da tutto il territorio campano e così spazio ai pomodorini del piennolo, al fiordilatte di Agerola, alla mozzarella e alla pasta tutti italiani o prodotti in Spagna da Italiani, a garanzia della tipicità e della qualità del prodotto e spazio anche al sentire più profondo della napoletanità : San Gennaro e il tifo per la squadra del Napoli i cui gagliardetti e sciarpe addobbano le pareti contornando l’effige del santo patrono della città.

Quando si chiede ad Alvaro Moreno de la Santa cosa l’abbia spinto ad imbarcarsi in questa avventura così distante dal suo solito lavoro, la prima risposta è: Marcello, il ristoratore che l’ha conquistato con la sua napoletanità fatta di calore umano, di una tale disponibilità che ti fa sentire parte della famiglia, ma soprattutto a convincerlo è stata una buona cucina che mantiene inalterate tutte le sue caratteristiche originali, senza contaminazioni, senza cedere alle tentazioni di adeguarsi al gusto del paese in cui opera. Nella sua opera di portare i sapori, il gusto e Napoli in Spagna, allontanandosi dai clichè che connotano Napoli, Rotondo oltre ad aprire un altro Los Napolitanos a San Ferdinando con soci stavolta Napoletani, suoi amici d’infanzia, ha partecipato e partecipa a numerose manifestazioni culinarie a cui si presentano numerosi locali e ristoratori, il suo stand è sempre affollatissimo e caratterizzato da code lunghissime di affamati consumatori di un’altra delle sue specialità: la pizza fritta, una vera scoperta per il mercato spagnolo. Il sogno della famiglia Rotondo di una vita con ritmi più lenti dopo anni di lavoro si è infranto dinanzi alla voglia di mettersi in gioco e alla fame di quelli che riempiono giornalmente i tre Los Napolitanos, a Cadiz, a Rota e a San Ferdinando per gustare un pezzo della Napoli che Marcello e i suoi soci amano una Napoli che ha il volto pulito di un imprenditore che sin da piccolo ha avuto le “mani in pasta” e ha imparato sul campo la difficile arte di mantenere inalterato il cuore caldo e filante di Napoli